ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
ViterboLand: un centro
storico vuoto
di Andrea Bentivegna
24/09/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

''Nella splendida cornice del centro storico''. Quante volte avete sentito ripetere questa formula che descrive ormai qualsiasi cosa avvenga a San Pellegrino così come al duomo o piazza delle Erbe?

Sono ormai anni che tutti frequentiamo ogni fine settimana questi luoghi. Seduti ad un tavolino o di fronte ad un palcoscenico amiamo trascorrere le nostre serate in posti unici che solo una decina di anni fa erano caduti nell’oblio.

Descritto così sembra un successo, chi del resto non non vorrebbe vivere in un centro simile, un centro che pulsa di vita e che è teatro di grandi avvenimenti? Eppure qualcosa non torna. Quella rinascita che in molti celebrano negli ultimi tempi è al contrario, sotto tanti punti di vista, la certificazione di un decesso.

Pensate un attimo a ciò che c’è dietro a quella splendida cornice. Oltre i portoni in cima ai profferli, nelle torri o nei richiastri chi ci vive? Nessuno. In effetti ogni giorno che passa questi vicoli assomigliano sempre di più a quelli di un parco giochi in cui al posto delle case ci sono bed and breakfast per i turisti, mentre negozi in cui fare la spesa sono sostituiti da bar che si animano solo dopo il tramonto.

Spesso gli urbanisti hanno utilizzato la parola ''gentrificazione'' per descrivere quel fenomeno, tipico di molte città, in cui le aree tradizionalmente popolari vedono aumentare nel tempo il proprio valore per essere poi acquisite dai ceti benestanti. Si tratta di un processo quasi inevitabile. Nel nostro caso però stiamo andando oltre: qui non si assiste ad un avvicendamento sociale ma proprio all’abbandono di intere parti di città che divengono così il luogo dello svago.

Certo, si potrebbe obiettare che in questo non ci sia nulla di male eppure il fenomeno sta assumendo proporzioni preoccupanti. La città, intesa come luogo della vita e della quotidianità, si sta rapidamente dissolvendo. Ci stiamo abituando, e senza nemmeno rendercene conto, non a vivere ma a frequentare questi quartieri che si sono trasformati in una location per eventi, festival, serate e concerti.

Non si tratta di un atto di condanna al turismo o ai vari festival né tantomeno alla movida, per carità. Il problema è semmai il resto, la quotidianità del vissuto che anima le strade per tutto il giorno, quella dei bambini e degli anziani. Tutto ciò che insomma è descritto da millenni con il termine città.

Una simile tendenza è molto rischiosa e i pericoli sono già evidenti agli occhi di tutti. Il degrado e i fenomeni di violenza sempre più frequenti ne sono del resto una preoccupante dimostrazione e sono figli di questa ''zonizzazione'' che ha reso San Pellegrino e dintorni non più un quartiere medioevale quanto piuttosto il parco divertimenti della città dove tutti accorriamo solo per divertirci o per goderci uno spettacolo.

Occorre dunque escogitare al più delle contromisure che riportino abitanti, e non solo turisti, in questi quartieri e al contempo bisogna ripristinare il decoro e fronteggiare il degrado e l’illegalità. In molti altri centri del resto si è tentata con successo una strategia simile anche ricorrendo a sgravi e incentivi per tutti coloro che scelgono di ''tornare'' a vivere in centro con l’obiettivo di avviare una necessaria terapia di recupero.

È giunto il momento che anche questo aspetto venga affrontato perché il rischio è grande. La scomparsa dei residenti sarebbe sinonimo di perdita di tradizioni, di storia e, in un’accezione più ampia, una sconfitta di tutta Viterbo che diventerebbe così solo una scenografia, una cornice per eventi.





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